La primaria Massalongo di Veronetta segue il metodo Montessori dal 2017. La portavoce dell’istituto: «L’apprendimento mnemonico, pur premiato dal voto, non sedimenta. La ricerca personale metabolizza la conoscenza»

di Marianna Peluso

A scuola senza voti e senza compiti. È stata oggetto di tam-tam mediatico la notizia del Liceo Morgagni, a Roma, senza voti. Anche a Verona c’è una scuola in cui, da cinque anni, sono aboliti voti, interrogazioni, verifiche, dove non si studia per il voto, ma per il piacere di apprendere. «La scuola primaria Massalongo è la prima scuola pubblica di Verona che ha formalmente deciso, in un collegio docenti del 2017, d’istituire un plesso a ispirazione montessoriana» spiega Davide Quinci, docente della scuola e referente del progetto Montessori per l’IC18, insieme a Monica Gallo della scuola dell’infanzia Le Coccinelle. La Massalongo di via dell’Artigliere, a Veronetta, è passata dall’essere vicina alla chiusura (con 8 iscritti nel 2016) ad avere domande in esubero, dopo l’attivazione del metodo montessoriano. «Il liceo romano riprende il sistema scolastico finlandese, considerato il più virtuoso al mondo, dove gli studenti vengono monitorati dai docenti attraverso una serie di valutazioni che riguardano le competenze: l’impronta è di Maria Montessori e, lungi dall’essere un sistema innovativo, ha più di un secolo alle spalle, sedimentato e comprovato in tutto il mondo – precisa Teresa Zaccaria, docente e referente di plesso della scuola Massalongo – ed è la direzione che abbiamo scelto di prendere per offrire un servizio alla città: una scuola di qualità, basata su un metodo accettato dal Miur».

Il piacere di apprendere

Manca poco al riconoscimento della scuola da parte dell’Opera Nazionale Montessori, «quando saremo convenzionati, potremo attingere dalle graduatorie ministeriali di docenti montessoriani, in modo da soddisfare le crescenti iscrizioni – aggiunge Quinci, che ha accompagnato i bambini nel primo quinquennio a ispirazione montessoriana insieme a Milena Zanotti -. Quante volte, anche dopo un esame universitario, preparato di corsa solo per superarlo, abbiamo dimenticato i contenuti? Qualunque apprendimento mnemonico, seppur premiato col voto, non va a sedimentarsi, perché non c’è più motivo per “trattenerlo”. Il voto indica se uno studente è in grado di ripetere lo stesso dato in un preciso momento. Ma è così importante? Invece se c’è ricerca personale e attiva, stimolata da una motivazione e una curiosità, il percorso di conoscenza viene interiorizzato diventando competenza e abilità, che saranno a loro volta da stimolo per ulteriori approfondimenti. Qui forniamo un metodo di studio». Conclude Zaccaria: «Lavorare per il voto porta alla rincorsa, alla competizione, mentre lavorare per sé, attratti dalla soddisfazione profonda dell’apprendimento, rende il voto e qualunque premio scevro di senso. La mia più grande conquista? Quando suona la campanella e i bambini ci chiedono di restare ancora un po’ per continuare a lavorare».

Fonte: Corrieredellasera