di Alex Corlazzoli | 16 Agosto 2023

“Mai come quest’anno servirebbe un’azione forte per contrastare il caro libri”. A suonare il campanello d’allarme sono gli studenti e le associazioni dei genitori. Il tetto massimo di spesa, fissato dal ministero, è ormai sforato abbondantemente da anni ma le famiglie in questi giorni sono costrette a far fronte a un nuovo incremento rispetto al 2022. A fornire i dati al Fattoquotidiano.it è la Rete degli Studenti Medi: siamo passati da una spesa media (per i testi della secondaria di secondo grado) di 318 euro dell’anno scorso (già oltre il tetto) a 340 euro. Se un libro di scienze, nel 2022, costava in media ventidue euro oggi la stessa edizione è aumentata di tre euro.

Così i libri di italiano sono passati da 18 a 20 euro e quelli di storia dell’arte da 26,80 a 30, 5 euro. “Tendenzialmente – ci spiega il coordinatore nazionale Paolo Notarnicola – i rincari sono di circa due euro a testo, che anche se sembrano pochi in sé, si moltiplicano e vanno ad impattare sulle famiglie già colpite dal carovita”.

Una situazione ben nota a mamme e papà tant’è che Angela Nava, presidente dell’associazione “Genitori Democratici” e Claudia Di Pasquale, presidente Age chiedono di ripristinare il tavolo che un tempo c’era in viale Trastevere proprio sull’adozione dei testi: “È da circa quindici anni – dice Nava – che non viene convocato ma sarebbe ora di rispolverarlo”.

D’altro canto la filiera dell’adozione è complessa. Intanto va detto che a definire i tetti di spesa è un Decreto ministeriale (il numero 781) del 2013. Il limite di spesa vigente per le superiori è rispettivamente a 294 euro per la prima classe; 117 per la classe seconda e 132 euro per la terza classe.

L’eventuale superamento del tetto di spesa è consentito entro il limite massimo del 10% ma dev’essere approvato dal collegio docenti (il “parlamentino” della scuola) che entro la seconda decade di maggio delibera l’adozione dei nuovi testi dopo un passaggio nei consigli di classe dove vengono presentati anche ai rappresentanti dei genitori.

“Le scuole – spiega Notarnicola – non riescono a contenere i prezzi al di sotto del tetto massimo, con cifre che in alcuni casi raggiungono anche i 370 euro. L’ elevato costo, nei fatti, complica ulteriormente l’accessibilità della formazione, aumentando le spese a carico delle famiglie”. Non solo. A detta del coordinatore della Rete “le misure messe in campo a supporto degli studenti ad oggi sono insufficienti. Si tratta per lo più di iniziative dei singoli Comuni, disomogenee sul territorio nazionale, che garantiscono la gratuità a malapena alle famiglie con Isee sotto i 10mila euro. Serve un fondo nazionale che copra interamente il costo dei libri almeno fino ad una soglia Isee di venticinque mila euro, avendo come obiettivo il dettato costituzionale della gratuità dell’istruzione”.

A condividere le parole di Notarnicola è Angela Nava: “C’è un’impotenza nel governare questo processo. Ogni anno facciamo i conti con nuove edizioni non diversi dalle precedenti e libri che servono più agli insegnanti che agli allievi. Forse sarebbe ora di usare il testo digitale ma in questo Paese sembra un miraggio”.

A porre la questione sul piano didattico sono anche i dirigenti scolastici. Lo sa bene Cristina Costarelli a capo del liceo “Newton” a Roma e numero uno dell’Anp Lazio: “Dobbiamo spostare il ragionamento. Il testo non dev’essere un vincolo e non deve dettare il programma ma dev’essere minimale e flessibile. Vedo delle antologie da cinquecento pagine che fanno scappare la voglia di studiare e che, magari, non sono nemmeno adoperate. I tetti sono stati fissati nel 2013 e mai alzati ma l’inflazione la sentono anche gli editori”.

Un’altra soluzione arriva da Claudia Di Pasquale, presidente Age: “Si dovrebbe poter scaricare la spesa dei libri dalla dichiarazione dei redditi a seconda dell’ Isee senza ricorrere a buoni cui l’accesso è difficile”.

E sul ruolo dei genitori aggiunge: “Spesso ci ritroviamo ad approvare, nei consigli di classe, le decisioni dei docenti perché temiamo a dire la nostra. E’ chiaro, tuttavia, che comprare di anno in anno un libro di storia è assurdo: i Fenici non cambiano. A pagare il costo maggiore di questo “gioco”, purtroppo sono le fasce più deboli”.

D’altro canto l’Associazione italiana editori si difende in questo modo: “La crescita dei prezzi dei testi scolastici – spiega Paolo Tartaglino, vicepresidente dell’Aie Italiana e presidente del gruppo educativo – è stata di oltre sei punti percentuali inferiore all’inflazione reale nel 2022 e si mantiene ben al di sotto dell’inflazione anche nel 2023. Nella scuola primaria i prezzi non sono stati aggiornati all’inflazione reale e nella scuola secondaria i tetti di spesa, fermi da anni, non possono più costituire un riferimento adeguato e creano serie difficolta a dirigenti scolastici e docenti nel poter scegliere gli strumenti più adatti alle loro esigenze didattiche. Serve un intervento di sistema che permetta di assorbire criticità che il settore editoriale da una parte e la scuola dall’altra non possono più risolvere autonomamente”.

Fonte: ILFATTOQUOTIDIANO